KOSOVO/TRIBUNALE DELL'AJA
L'Onu: i falsi numeri della Nato
E. MAN.
Il Manifesto, 20 Agosto 2000
Il lavoro peggiore in Kosovo, quello delle esumazioni nelle vere o
presunte fosse comuni, è praticamente alla fine. James Riley, portavoce del team di
ispettori del Tribunale internazionale dell'Aja ha annunciato che per ottobre ci sarà il
rapporto definitivo sui 345 siti esaminati, che hanno restituito 2788 corpi.
Cifra alta e grave, ma comunque molto lontana dai 100mila (William Cohen, ministro della
difesa americano, maggio 1999), dai 225mila (David Scheffer, inviato speciale degli Usa
per i crimini di guerra, 18 maggio 1999) o anche dai 10mila morti (Geoff Hoon,
sottosegretario agli esteri britannico, 17 giugno 1999) evocati durante i bombardamenti.
Il richiamo alla cautela sulle cifre delle vittime della polizia e delle forze
paramilitari serbe, anche durante il black-out di notizie dirette dal Kosovo, nei 78
giorni di campagna aerea, era arrivato da organizzazioni internazionali autorevoli come
Amnesty International, che invitava a verificare quanto veniva raccolto dalle "fonti
di intelligence" che la Nato citava alle conferenze stampa. "Non è compito
nostro stabilire il numero dei caduti - spiegano dal Tribunale dell'Aja - ma solo
raccogliere le prove per le incriminazioni". E dalla Nato il commento è che
"saremmo stati accusati in ogni caso: se ci fossero stati 100mila morti avrebbero
detto che non eravamo intervenuti in tempo", come ha dichiarato il portavoce alleato
Mark Laity al quotidiano britannico The Guardian, che per primo ha dato la notizia.
Non si tratta di fare un paragone tra la tragica contabilità di 3000 morti su 2 milioni
di albanesi e 1000 morti, in gran parte serbi, ma anche molti albanesi moderati, rom e
turchi in un anno di "pace" dopo la fine dei bombardamenti. Ma di stabilire due
cose. La prima è ancora compito degli ispettori dell'Aja: quante di quelle persone siano
state uccise a sangue freddo e quante siano morte prima o durante i bombardamenti Nato. La
seconda spetta ai media: quanti hanno sollevato dei dubbi sulle cifre, per fortuna
eccessive, con cui la Nato, ha giustificato 78 giorni di bombardamento e ha promosso a
"legitimate target" obiettivi civili come fabbriche, ospedali, scuole ponti e
stazioni radiotelevisive?
Quegli obiettivi e quelle stragi per le quali lo stesso Tribunale dell'Aja, guidato da
Carla del Ponte, ha rifiutato le prove contro i vertici dell'Alleanza, documentate,
prodotte da Amnesty International e Human Rights Watch. E ha decretato il "non luogo
a procedere" a favore della Nato. Senza nemmeno andare a scavare.